Sono tornata da poco. Entro in camera, in quel piccolo
regno semi-privato in cui si oggettifica l’idea di caos naturale. Passo distrattamente
davanti ai grossi specchi dell’armadio alla mia destra. Prendo un paio di
pantaloni di una tuta da un cassetto e inizio a spogliarmi.
Gilet, pantaloni, maglietta, reggiseno…Esito un attimo. Poi tolgo anche gli slip.
Nuda e timida, mi sono guardata allo specchio.
Gilet, pantaloni, maglietta, reggiseno…Esito un attimo. Poi tolgo anche gli slip.
Nuda e timida, mi sono guardata allo specchio.
Ho provato ad indossare i tuoi occhi, ad allontanarmi
dall’immagine mentale che mi sono fatta di me e del mio corpo. Cosa vedi, tu?
Come faccio a piacerti?
Per anni ogni mio esitare davanti allo specchio mi è
costato la perdita di un sorriso e una cicatrice sul volto. Ho una pessima
pelle, questo lo devi ammettere.
Me ne sto per qualche secondo in piedi, con le gambe
dritte e le braccia distese lungo i fianchi, ed è come rivedermi dopo tanto tempo.
Mi sto reincontrando in un posto dove non avrei mai sperato
di trovarmi, in un sentimento che non avrei mai immaginato di provare.
I capelli sciolti,
un garbuglio di ricci arruffati. Le gambe muscolose, i seni piccoli. Poi la curva dei fianchi,
morbida. Alzo un braccio e la seguo con il dito. Mi disegno e lo specchio ora è
la mia tela.
Ci sono stati dei momenti della mia vita in cui ho
dimenticato di avere un corpo. L’ho lasciato per troppo tempo in balia di se
stesso, dopo le torture passate. Ma ora, in fin dei conti, siamo tornati amici.
E’ rimasto nascosto sotto vestiti larghi, perplesso, in attesa.
Forse aspettava qualcuno che lo apprezzasse più della sua padrona. Forse
attendeva una balia. Forse voleva solo donarsi.
Corpo fedele, corpo furbo, corpo sincero. Sincero come quando mi fa sudare la pelle non appena mi eccito. Sincero come quando mi fa sentire le maree in mezzo alle gambe. Sincero come le guance che arrossiscono quando mi imbarazzo.
Corpo fedele, corpo furbo, corpo sincero. Sincero come quando mi fa sudare la pelle non appena mi eccito. Sincero come quando mi fa sentire le maree in mezzo alle gambe. Sincero come le guance che arrossiscono quando mi imbarazzo.
Alzo le braccia, le stendo sopra la mia testa. Il ventre
si stende, la cassa toracica mi lascia intravedere le costole. I seni si riempiono.
Respiro profondamente e un brivido mi si arrampica su per
le vertebre. Mi scopro a sorridere quando la immagino dietro di me mentre mi
cinge la vita.
Bruco, crisalide, farfalla. Mi chiedo a che stadio sono
arrivata. Ma non riesco a darmi una risposta.
A volte mi chiedo se mi trovi bella per davvero, o se sei
solo accecata dall’amore.
Perché io mi sento davvero un brutto anatroccolo e, per quanto odi pormi a confronto con “l’altra sorella cigno”, mi pare davvero che tra noi due ci sia un abisso, che va pure al di là dell’aspetto fisico.
Perché io mi sento davvero un brutto anatroccolo e, per quanto odi pormi a confronto con “l’altra sorella cigno”, mi pare davvero che tra noi due ci sia un abisso, che va pure al di là dell’aspetto fisico.
Più bella, più abile. Più interessante, più intelligente.
Più splendente, più divertente.Con consigli migliori da darti.
Comincio ad avere freddo. Il sorriso se ne va, i capelli
si spengono, lo sguardo si concentra sui miei calzini, a quasi un metro e ottanta di distanza dai miei occhi.Tutti i miei difetti mi ripiovono addosso.
Amen.
Mi tengo così come sono e mi terrò stretta lo stesso.
Poi alzo le spalle. Mi vesto in fretta e mi metto a scrivere, pensando a
quanto senta la mancanza di qualcosa che ancora non ho.
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