Diario personale di fatti realmente accaduti ed emozioni fortemente provate.
Ma anche no.

venerdì 28 febbraio 2014

Melodiosa

http://www.youtube.com/watch?v=7gphiFVVtUI 

Un’altra musica che mi giunge alle orecchie. Una melodia suadente, che mi fa venire i brividi. La sento in lontananza, vibra nell’aria e mi attira verso di lei come una mosca al miele.
Le note del flamenco, il colore arancio degli accordi che profumano l’aria di agrumi e terre sconosciute.
Cerco di avvicinarmi e la musica cresce man mano. Ma non trovo nessuno a suonarla.
In compenso trovo te, seduta su un muretto. Indossi abiti estivi, hai i tuoi capelli corti, ma lasciati ribelli e senza piega, come piacciono a me. Sembri un bambino che ha appena finito di giocare a pallone.
Ci guardiamo incuriosite, come se non ci conoscessimo. 
Poi io alzo la testa e resto in ascolto di quella melodia senza tempo, chiudendo gli occhi.
Tu, lo sento, resti a guardarmi e io non riesco più a riaprire le palpebre per re-intrecciare il verde delle tue iridi che brillano al sole.
<<La senti?>> ti chiedo, girando la testa.
<<Certo che la sento>> mi rispondi. E la tua voce è ancora più bella di quella melodia, la sovrasta, ne dona accordi nuovi e intonati; la colora di passione e ricordi belli.
Riapro gli occhi e ti fisso spudoratamente; ti guardo come si studia un quadro in una galleria d’arte.
Tu sorreggi il mio sguardo, naturalmente, e non fai domande. Dopo un po’ metti una mano in tasca e tiri fuori una scatola. E’ piccola, di legno: assomiglia a un baule di una casa per bambole.
<<Tieni! E’ piccolo, ma le dimensioni sono relative e non contano. A voler mettere dentro tutto quello che ci deve stare -con le vere dimensioni- non basterebbe il Mondo come contenitore!>>.
Mi perplime  una frase del genere, detta da te. Non mi parli mai in questo modo, non sei mai stata ermetica e così misteriosa. 
<<Cosa contiene?>> ti chiedo, prendendo tra le mie mani quel piccolo scrigno. E’ liscio e leggero, piccolo tanto da rimanere in un solo palmo della mano.
<<Contiene quello che siamo.  Tutto quanto. Aprilo e sbirciaci dentro tutte le volte che dubiti di qualcosa!>>
La melodia continuava ad aleggiare nell’aria, dandomi l’impressione di essere in una scena da film.
Io sono quella di sempre, mi conosci: sono la cocciuta miscredente che apre tutti i vasi di Pandora. Sono curiosa, voglio sapere. Tutto! E allora…anche il piccolo scrigno viene schiuso lentamente tra le mie mani.
Escono, uno alla volta, come proiezioni di diapositive tridimensionali, i nostri ricordi, i nostri momenti: quelli che nessuno conosce, quelli più importanti, che hanno segnato e cambiato le nostre vite, quelli che rischiavamo già di dimenticare, e anche quelli che ancora devono avvenire. Li guardo tutti, mi inondano il viso assieme alle lacrime.
Tu continui a osservarmi e i tuoi occhi lo dicono che sei felice. Mi guardi e immagini che sia innamorata e dolce. E infatti lo sono -innamorata e dolce - e ora più che mai profumo di sogno, di ricordi, di speranze e desiderio.
Riapro gli occhi, e anche questa volta sono umidi. Nella penombra della camera guardo la tua sagoma sdraiata accanto a me. Respiri piano, con le labbra schiuse e le ciglia addormentate. 

Sorrido, e ti passo le dita tra i capelli.
Sono felice di averti accanto!

mercoledì 19 febbraio 2014

Rabbia in un mercoledì di metà Febbraio.

Questa sensazione la conosco: è un ormai flebile senso di colpa e d’imbarazzo per qualcosa che ho fatto, alla fine, per il bene di entrambi.
Soffri ancora. Troppo, più del normale. E mi viene da pensare che forse ho agito troppo tardi, lasciandoti graffi addosso che ancora ti scavi con le unghie per non farli scomparire.
Non è giusto, non è sano.
A parte il dispiacere e lo sbigottimento iniziale, vederti, in fondo, mi ha strappato solo un po’ di colpa di dosso e mi hai fatto capire -ora che anche un secondo anno sta passando- che non ti ho causato io tutto questo, ma te lo stai causando ogni giorno da solo.
Sarebbe stato evitabile se solo tu avessi negli anni imparato a reagire, a combattere per te stesso, a volerti conoscere come unità unica, scindibile da chiunque altro.
La mia colpa è stata quella di aver agito troppo tardi e non averti aperto gli occhi, spronandoti a fare tutto questo.

La tua invece persiste tutt’ora. E mi dispiace vederti così, ma mi fai più rabbia che pena.

E... sì, tutto questo discorso vale anche per l'altra compare che, a differenza di lui, in qualche modo però reagisce: da stronza infantile, però qualcosa almeno fa!


lunedì 17 febbraio 2014

Vaneggiamento misto

Che poi è proprio nei momenti in cui ti sembra di avere la spina del cervello completamente staccata dal mondo che invece realizzi -con quel che rimane di una coscienza pallida e flebile- che stai pensando a concetti troppo difficili e contorti da riordinare, ma ai quali non hai voglia di dar loro retta. Ti “godi” la sensazione che ti causano, tutti insieme. Come il complesso di strumenti di un’orchestra: ognuno inscindibile, da ascoltare a piene orecchie, contemporaneamente, simultaneamente.
Ma le sensazioni, quegli slanci diacronici con la ragione, hanno bisogno di essere uditi e compresi.
E allora ti fai forza e inizi a dar retta ad ogni slancio dell’istinto, sia quelli emotivi –di cuore- che quelli animali –di bile, di stomaco, di sesso,..-.
Forse sei bravo (o forse no) a riordinare il flusso di pensieri.
Forse li sai leggere, forse hai un dono, forse invece è una maledizione.
Forse lo sanno fare tutti, ma non lo vogliono fare.
Ebbene, a questo punto ipotizziamo che forse li sai ordinare, ma quell’ordine lo puoi comprendere solo tu. (Questa mi pare la conclusione più calzante, visto come sono fatta.)
Si tratta di spulciare e indagare a fondo nella propria coscienza, in quella nube di pensieri tutti da catalogare per ordine d’argomento. Con la penna ci metti meno che con la parola visto che, a quanto pare, per formulare un dubbio sotto forma di frase grammaticalmente corretta e completa ci metti due settimane e ci rimetti un po’ di testa e un po’ di laconica gastrite.
Ipotizziamo sempre che nelle tue sensazioni degli ultimi giorni ci fosse un bel 60% di tristezza per la situazione in cui ti troverai di lì a poco, ovvero con lei distante duecentosessanta chilometri moltiplicati per settantadue ore, e un altro 40% distribuito nelle tue solite paure di perdere la persona più importante della tua vita per motivi inesistenti, logicamente.
Dopo due settimane di attesa ne parli, ti sfoghi, e vieni confortata dalla tua amata con i modi più pazienti e dolci del mondo.
A questo punto riesci ad addormentarti serena fino a quando… fino a quando la preoccupazione disegnata sul tuo volto non diventa presente: è partita.
E’ partita e già ti manca.
Diosanto, sono solo 72 ore (e fino ad ora ne sono trascorse solo 2 e mezza!), due regioni confinanti e una linea telefonica sempre attiva!

Devo darmi una controllata, altrimenti come minchia farò quando sarà dall’altra parte del mondo per metà mese?!

sabato 15 febbraio 2014

Slancio omogeneo inscindibile

E’ bello così. 
E’ bello sentirsi sempre con la sorpresa negli occhi, che se ne stanno sbarrati, increduli a quello che vedono.
Sono belli i piccoli gesti, quelle attenzioni che a te piace curare, dettagliatamente, senza lasciare nulla al caso.
Le candele, le bollicine nel bicchiere, la musica che profuma l’aria nella casa, assieme al pasticcio di pasta e carciofi nel forno.
C’è profumo d’amore, c’è profumo di bello, e di noi.
Ti stringo, sprofondando dentro il tuo collo i miei occhi che ricacciano a fatica indietro le lacrime.
E sei bellissima al lume di candela, te lo devo dire. Sei talmente bella che non riesco a pensare ad altro. Distolgo lo sguardo, addirittura, per non essere sopraffatta dalla voglia incontrollabile di attaccarmi alle tue labbra calde per non staccarmici più. Vorrei ripetertelo, ancora e ancora: sei bellissima; mi piaci tanto; ti amo da impazzire…
Guardandoti dimentico ogni cosa, il fastidio, il nervoso, la stanchezza della giornata.
E penso che non è un San Valentino come gli altri, finalmente. Sento, vivo, provo, e tutto questo mi piace e m’intimorisce al tempo stesso, come sempre. 
Sento uno slancio omogeneo e indistinguibile tra istinto, desiderio e amore.

Ho scattato solo due foto. Ma quella sera...sì, quella sera rimane impressa con fotografie che restano imprigionate con uno scatto dorato nella mia retina. Per sempre.




giovedì 6 febbraio 2014

Pensieri nel traffico mattutino

On Air: Somewhere over the rainbow

Nel traffico mattutino una ragazza si attorciglia i boccoli tra le dita.
Una mattinata senza corse.
Gli sbadigli mattutini – quelli sì- ci sono sempre. Ma c’è anche un bacio questa volta; e poi un altro, e un altro ancora.
Ieri resta, tutto sommato, un brutto ricordo gettato nella cesta dei panni sporchi in attesa di essere candeggiato e colorato di nuove tinte.
Tornano i sorrisi belli, donati senza pensarci poi troppo. E questo mi basta per farmi star bene.
Nel traffico mattutino una ragazza felice canta in macchina.
Esco da Milano, guido verso il sole. Non era prevista una bella giornata in una settimana di pioggia; fa freddo, ma il cielo è terso e l’aria frizzantina. Vien voglia di correre verso le montagne che sembrano così vicine…!
Vien voglia di prendere qualcuno per mano e tirarlo con forza dicendogli “dai, facciamo a gara a chi arriva prima lassù!” indicando le vette innevate.
Vien voglia di arrivarci, in vetta, e prendere una cioccolata calda con la panna.
Poi di correre ancora nella neve fino ad avere il fiatone; di rintanarsi in un posto caldo e farsi venire le scalmane per lo sbalzo termico; e poi di togliersi i vestiti e fare l’amore con la pelle ancora gelida di neve.

Nel traffico mattutino, arrossendo, una ragazza fantastica sull’amore e i propri desideri…