Diario personale di fatti realmente accaduti ed emozioni fortemente provate.
Ma anche no.

mercoledì 31 luglio 2013

C'è qualcosa che mi sta schiacciando dentro. Si sta espandendo come un palloncino che viene gonfiato dentro una scatola di ferro. Il mio petto lo sta contenendo per il momento; ma non so per quanto.
Fa caldo, troppo caldo. Un caldo che toglie il respiro. Manca l'aria come non mancava da mesi.
E ho paura di nuovo di scivolare via, nel vecchio nulla.
Non ho mai voluto essere un peso. Per nessuno...

martedì 30 luglio 2013

Vivi Da-Vvero

E anche Luglio ha finito di correre. L'ho guardato perdere i suoi giorni, farli cadere come petali di un fiore..lentamente.
Un' estate nuova si è affacciata nella mia vita, ricca di novità, con nulla di scontato, nulla di già vissuto. Solo 3 mesi fa non sarei riuscita neppure a immaginarla.
Adesso invece gusto ogni giorno ed ogni notte, succhiandone le ore, assaporandone il gusto inaspettato, come un frutto esotico sotto il mio palato. Aspetto il momento in cui cavalcherò con lei la moto, in direzione Sud. Spero che anche lei sia eccitata al pensiero -se non quanto me (che ho riscoperto l'entusiasmo sincero degli innocenti da quando sto con lei), almeno la metà!-
Non voglio che si spaventi all'idea di trascorrere da sole così tanti giorni insieme! Non voglio che si senta soffocare, costretta. Voglio darle tutto l'amore che posso, tutto il tempo e le attenzioni, i miei limiti, le mie fissazioni.. voglio condividere con lei i miei momenti spontaneamente, anche quelli 'no', anche le angosce. E' stata lei a sciogliere questo nodo alla mia sincerità.. ma ora non vorrei che tanta sincerità e spontaneità la inondassero fino a farle mancare l'aria.
Saprei ancora controllarmi, volendo e con fatica saprei ignorare gli stimoli che la mia mente invia al mio corpo. Ma con gli anni ho imparato che a tratttenersi troppo poi si scoppia, e vale sia per le cose positive che per quelle negative.
Non dire o non fare qualcosa che si desidera con tutto noi stessi lascia solo un buquet di rimpianti e l' amaro in bocca...

lunedì 22 luglio 2013

Gli Inuit la sapevano lunga...

Sono rimasta senza termini adatti a descrivere questo sentimento. Inutile parafrasare o provare a descriverlo con quelle migliaia di parole che compongono il vocabolario della lingua. Non si può: niente rende bene l'idea per dipingere fedelmente il quadro d'amore che provo.
A volte tutto questo è limitante per me, che sono abituata a scrivere di ciò che vivo e sento.
Arrivata a questo punto posso dire di aver perso le parole. O semplicemente le ho finite e dovrei inventarne di nuove.
Potrei iniziare a parlare come gli Inuit: è risaputo che con il solo suffisso che indica la parola "neve" siano riusciti ad adottare un centinaio di termini che descrivono l'agente atmosferico nelle sue sfaccettature.
Il bisogno aguzza l'ingegno.
Orbene:
 io, piccola e mesta scrivana folle notturna, nel giorno 22 Luglio2013 conio le seguenti parole:

1. AMORIMMENSO
2. DESIDERINCESSANTE
3. SUBLIMPENSIERO
4. STRAMORE
5.VOGLIRREFRENABILE
6. TENERDOLCEZZA
7. ECCITANBELLEZZA
8. SENSUALPAZZIA
9. ASTINENTOCCARE
10. ORMIMANCATUTTO

e quel che provo adesso è decisamente tutto questo...

domenica 14 luglio 2013

Panta rei.


Il tempo ci cambia, ci modifica fino a renderci maturi, consapevoli degli errori del passato. Anche le dinamiche di interazione con gli altri cambiano. Figuriamoci, poi, le esigenze.
La ricerca di quello che può farci stare bene passa da “breve termine” a “medio-lungo termine”. E principalmente ciò accade in conseguenza dei diversi assetti.
Si matura, talvolta si ripudiano gli sbagli, ci si vergogna; anche se ogni individuo è il risultato del suo vissuto, delle sue esperienze. Forse, cancellando parte degli sbagli, oggi non saremmo le persone che siamo. Chi lo sa?
A volte il passato ritorna, rispolverato, rimestato non maliziosamente da qualche pensiero scomodo. O forse semplicemente non se ne è mai andato del tutto, non ha ancora avuto tempo di essere lasciato alle spalle. Ma esso non deve essere in grado di cambiare il presente, anche se chi lo nota ne soffre; pure se sfuggisse una parola di troppo, o due sguardi si incrociassero giusto il tempo di ricordarsi ciò che si è stati.
E poi, mentre guidi verso casa con la mente e il cuore a Milano Ovest, pensi che amore e affetto sono due sentimenti distinti. Anche se spesso si confondono. 
E pensi anche che, a dispetto di ciò che di solito si dice, il desiderio non è destinato a scemare lentamente con il passare del tempo. Ti accorgi che non ti spaventano i pensieri riguardanti uno stravolgimento delle tue abitudini, il pigiama sotto il suo cuscino, il vivere metà della settimana tra le braccia della persona che ami; e men che meno spaventa l’ipotesi di convivenza.


Ps. Stasera ho le allucinazioni olfattive. Sento il profumo della sua pelle dappertutto e ciò mi porta alla mente immagini piacevoli, ricordi esageratamente dolci e sensuali allo stesso tempo.
E poi sbarello…!


domenica 7 luglio 2013

Qualunque cosa fai, dovunque te ne vai, sempre pietre in faccia prenderai.

Un mio amico una volta mi disse che prima che ci presentassimo aveva paura di me.
Due anni in più di lui, seria, più matura dei miei coetanei in certe cose.
Mi vedeva silenziosa, alta e austera.
"E poi eri sempre vestita di nero, con la musica nelle orecchie. Sorridevi solo alle tue amiche, mai agli altri. Sembravi una che "fa brutto", ed effettivamente avevo paura..."
Ricordo che quando mi confessò questo segreto, anni dopo esserci conosciuti, scoppiai a ridere!
Non fu l'unico a dirmelo, però.
All'inizio non sapevo se andar fiera di questa cosa o averne paura. Di certo questa mia "apparenza grave" e la timidezza scambiata per arroganza poteva privarmi dell'emozione di avvicinare gente nuova con cui stringere amicizia. Poi con gli anni ci ho pensato meglio e sono giunta a una conclusione logica e non banale. E mi sono detta: "ma chi vuole come amico qualcuno che si limita a giudicare una persona dall'apparenza?"


 

martedì 2 luglio 2013

Cento pillole di sfogo...






Sono a cento.
Cento gocce di me. Cento scritti sul mio vissuto, che raccontano il mio essere. Ho veramente così tanto da dire a me stessa? Non so se andare fiera del mio modestissimo sfogo su un blog, o fustigarmi per non essere ancora in grado di incanalare tutta questa esperienza in qualcosa che potrebbe fruttarmi economicamente, tipo un libro. Ma che dico? La gente ha già i propri problemi a cui pensare. Non comprerebbe mai un romanzo del genere.
E’ tutta un’altra faccenda: qui scrivo per me stessa, ed è molto più facile raccontare qualcosa, se conosci bene il tuo destinatario. (Anche se, a dirla tutta, io non mi conosco affatto… )
Scorro indietro le pagine, come in un viaggio temporale. Cento piccole medicine omeopatiche racchiuse in un url. Pillole di sfogo, di gioia, di tristezza. Tante grida racchiuse in parole, ordinate nei loro spazi, immobili. Questo blog non mi ha soltanto strappato un po’ di silenzio. Mi permette ogni volta di fare chiarezza dentro di me, di esternare in qualche modo quello che sento.
Come adesso. Sto facendo il punto della situazione. Perché? Non è finito un anno e non ne sta iniziando un altro. Non ho subìto stravolgimenti nella mia vita nell’ultima settimana. Non mi hanno diagnosticato un male incurabile e non mi restano 6 mesi di vita. Perché, allora?
C’è qualcosa che mi turba. Sarò pazza, sarò ipersensibile nel periodo dell’ovulazione, sarà il mio sesto senso che ha finalmente deciso di attivarsi… o non sarà nulla. La mia caparbietà si fa spazio tra i sacchi pieni di robaccia inutile: insicurezza, titubanza, indecisione, inettitudine. Fa capolino e mi impone di sapere; bussa alla porta del mio subconscio e decide che vuole scavare a fondo alla ricerca di un segnale.
Che c’è? Nello strato più superficiale non trova nulla di diverso. Ravana ancora, sempre più giù. Qualcosa che devo avere insabbiato, per paura. Ecco il primo cadavere:
Mi sto facendo coraggio e forza, autoconvincendomi di farcela tranquillamente. Ma la paura di non riuscire a laurearmi nei tempi stabiliti è lì. Perché? Dovrei farcela abbondantemente! Sono a buon punto, dopotutto. Non lo so perché; e, non trovando un ‘perché’, ho semplicemente sotterrato.
Scavo ancora, sempre più a fondo. Trovo un'altra carcassa:
Mi sto convincendo che non c’è fretta. Ho 25 anni e ancora tutta la vita davanti. Dopo la laurea farò come tutti: cercherò un lavoro che mi piace; e se dopo un po’ vedrò che nulla abbocca all’amo, mi accontenterò di quel che viene, momentaneamente. Cosa c’è di strano? Beh, c’è che di fretta dovrei averne, eccome! Ho 25 anni, per l’appunto, e sono pesantemente in ritardo sulla tabella di marcia. A quest’età mi ero già immaginata autosufficiente, con un lavoro più o meno soddisfacente, in grado di provvedere da sola ai miei bisogni. In grado di uscire di casa, di pagarmi le vacanze che desidero fare, e di non pesare su nessuno.
Ma a questo spero di porre rimedio in tempi brevi.
Decido di scavare ancora, sempre più a fondo, in posti in cui pensavo di non dover mai andare. I tesori più preziosi si sotterrano al sicuro, in profondità. E così anche le paure di perderli.
Penso che non ho mai detto “ti amo” con leggerezza, che non ho mai mentito nel dichiarare il mio amore. Al limite, se non ero sicura di un sentimento, omettevo, non dicevo, non dichiaravo nulla.
Ora ripenso solo a una mia frase, che ha riecheggiato nell’aria, senza risposta. E non lo so perché questa cosa sia finita nel forziere delle paure sotterrate; dovrei essere felice del fatto che nessuna delle due dichiara determinati sentimenti “pour parler”, ma solo quando sono sentiti veramente, fino in fondo.
Et puis il ya ma jalousie: elle ne me quitte pas! Elle ronge mes entrailles: plus je m'éloigne d'elle, plus elle revient… meme si n'ai rien à craindre, et je le sais: parce que j'ai confiance en elle.
Et
...oui, parce que je sais que l'aime à mourir... je peux aussi dire que j'espère qu'elle sera l'amour de ma vie.