Diario personale di fatti realmente accaduti ed emozioni fortemente provate.
Ma anche no.

martedì 19 marzo 2019

San Giuseppe

Io sono io, da trentunanni. Tu sei tu. Lo sei sempre stato, da prima che arrivassi. Padre da prima che nascessi. Presente e con gli occhi lucidi come quando si riceve un dono particolare. Ti sono stata data in braccio come un pacchetto regalo; o almeno così posso immaginare. Era il tuo compleanno. Che scherzo del destino, vero?
Mi sto chiedendo da tempo cosa si provi ad essere genitore. Forse, un giorno, saprò cosa vuol dire essere madre.
Ma il padre resta e resterà un mistero.
Ovviamente, direi.
Le cose che mi vengono in mente quando ti penso, in un giorno in cui ti si dovrebbe celebrare, sono tante. Un ordine extra-chronos, sequenze di vita insieme e condivisa, momenti belli e momenti terribili. Sì, perché il nostro rapporto è stato sempre così, altalenante. Tanto, in tutto, sia nei momenti di gioia che nei momenti di terrore. Esagero? No. Era vero terrore. La paura di deluderti. Quella, chissà perché, non riesco a togliermela di dosso. Non del tutto. Per una figlia che viveva nella tua ombra, cresciuta insicura sotto un ala che più che proteggerla la spingeva a lanciarsi fuori dal nido ancora implume.
Volevi i figli geniali. Prodigio. Anticonformisti. Senza gonnella e senza bambole.
La sensazione di non essere mai all'altezza mi è rimasta. Non posso entrare in una stanza senza pensare che la gente mi fissi e mi giudichi male.
Ma non devo dartene una colpa.
Certo, con gli anni ti sei ammorbidito. Ti sei arreso? Ti ho deluso tanto da gettare la spugna? La bocciatura, la mia sospetta omosessualità (che tu avevi già capito prima ancora di me), poi il coming out, la mia insicurezza nelle scelte, e poi la mia caparbietà in altre prese di posizione che non capivi e tutt'ora non vuoi, non puoi capire..
Ma sei cambiato. O siamo cambiati noi. Non del tutto, ma un poco.
I momenti belli? Tanti. Tutti nell'infanzia, però. Le camminate in montagna, tu che mi prendevi sulle spalle, le canzoni in macchina, le storie prima di addormentarci. Queste sono le prime cose che mi vengono in mente, nonostante tutto il resto.
Una cosa però bisogna riconoscertela: sei stato sempre presente. A differenza di altri padri, con sentimenti asettici e silenzi pungenti, tu avevi emozioni chiassose, sensibilità esagerata e romantica. Un po', in questo, ho preso da te. E me ne vanto. Anche se cerco di autocensurmi più di quanto non dovrei.
Oggi, comunque, è la tua festa. Ti celebriamo. Ti ricordiamo. Ci vogliamo bene un pochino di più, sentendoci più buoni, più figli e più padri.
Perché così, inconsciamente, si fa. Sempre.
Tua.