Diario personale di fatti realmente accaduti ed emozioni fortemente provate.
Ma anche no.

sabato 28 dicembre 2013

Nel boschetto della mia fantasia


Dapprima ero titubante. Poi una forza pazzesca, quasi fosse un richiamo a cui non si può non rispondere, mi ha convinta. Attraverso la strada sulle strisce pedonali, stando attenta alle auto che salgono veloci per raggiungere gli impianti sciistici. Arrivata al bordo della carreggiata opposta, eccolo davanti a me. L'ingresso facile e invitante, quasi come fosse uno zerbino con la scritta "welcome" sull"uscio di casa.
"Un percorso vita" penso, guardando i pali di legno e le sbarre di ferro conficcati nel terreno bruno.
Il percorso più breve che io abbia mai visto. Forse era solo il riscaldamento per quello che sarebbe seguìto: la camminata nel bosco.
 Non c'è neve, non ci sono felci e gli alberi sono radi; c'è una buona visibilità e il percorso è segnato.
Decido così di addentrarmi. Scatto qualche foto e mi allontano quanto basta per rendere il rumore delle macchine un ronzio lontano. Mi fermo, mi giri e mi guardo attorno: solo natura.
Mi si illuminano gli occhi.
Mi siedo sotto un abete, chiudo gli occhi e inizio ad assaporare una per una quelle sensazioni che mi stanno inondando come un fiume in piena.
Dapprima il profumo: quell'odore di muschio umido e di foglie bagnate, che danzano in una fragranza pungente assieme all'odore dei sempreverdi. E poi le note lontane di bruciato, del fumo aromatico che esce dai camini delle baite.
Il suono: il cinguettio di qualche ghiandaia, il richiamo lontano e la risposta di qualche esemplare poco lontano dalle mie spalle. Il ticchettio delle gocce che dai rami spogli si schiantano sul tappeto marrone delle foglie morte.
Il fresco di un'umidità pulita sulle mie guance, e la lacrima accennata che mi appanna la vista al riaffiorare dei ricordi d'infanzia, quando nei boschi in montagna trascorrevo le mie estati nutrendomi di fantasia.
Ho voglia di straiarmi qui, al rischio di sporcarmi, al rischio di sembrare pazza. Ho voglia di fondermi anche con queste meraviglie gratuite, da riscoprire, da tenere strette dentro, da rivivere e da assaporare tutte le volte che si vogliono far galoppare liberamente i pensieri e i ricordi di qualcosa che sembra lontano, di qualcosa che sembrava non esserci più e che invece brulica nell'ombra, come la vita sotto il tappeto fermo delle foglie invernali.

mercoledì 25 dicembre 2013

Chi ama

Chi è in grado di amare veramente è fonte di pericolo, proprio per il fatto che lo sa fare.
Chiede l’altra metà del cielo con la forza del voler dare, con l’ingenuità passionale di quel desiderio sincero e onesto.
Chi ama vive nell’ombra fino a che non vede la luce attraverso gli occhi di qualcun altro.
Chi ama davvero lo fa anche quando il mare è in tempesta, ed allaga ogni anfratto della coscienza.
 Chi sa amare sa dove mettere le mani, sposta montagne inamovibili sussurrando parole dolci, consolando i singhiozzi, baciando via lacrime salate.
Chi ama fa domande, parla, ride, e ha paura. Perché chi ama sa che più ha, più potrebbe perdere.
Chi ama sente nelle orecchie sempre le armonie di note dell'anima.
Chi ama sa com’è l’attesa d’un abbraccio che manca, di un incrocio tra sguardi fugaci, di morsi sulle labbra succose.
Io, che amo, esisto solo attraversando il cuore di lei, come una porta aperta sull’aurora rossa di una primavera che profuma di fiori appena sbocciati.

michelafacchi

martedì 24 dicembre 2013

E' il momento della tisana di melissa (e questo è un titolo inutile proprio da Hipster coi baffi disegnati sul dito indice)

Mi avvicino al vetro della finestra che da sul balcone. Ho la mia tazza rossa tra le mani, e sorseggio una tisana alla melissa. Chissà poi perché, tra tutte le bevande calde, proprio la melissa.. A volte mi preparo un caffè o un tea se ho voglia di qualcosa di caldo, oppure se ho dei tempi morti e desidero prendermi un momento solo per me.
Mi sento un po’ in stand-by, quasi in attesa: un po’ che smetta di piovere, poi che finisca la lavatrice, che arrivi Natale, che possa partire per la montagna,…e non vedo l'ora.
Guardo il grigio piovoso fuori dalla finestra e mi diverte creare la nebbia nel paesaggio davanti a me, inspirando ed espirando il vapore acqueo della tisana calda.
Ovatto tutto, copro tutto, e su quel vetro appannato stilizzo con la punta del mio indice ciò che vorrei vedere.
Sono in casa da sola e mi godo le note di una canzone che riecheggia in tutto il piano, senza il vociare delle lamentele sul volume troppo alto.
Un tempo era quasi impossibile per me ritrovarmi da sola in casa, avendo una famiglia così numerosa. Ora che sono io ad allontanarmi da quel tetto pare che tutti si sentano un po’ a disagio, non riconoscono più i loro posti, i loro ritmi. Dobbiamo ricrearci tutti dei nuovi momenti.
Sorseggio la tisana e penso che sono proprio i “momenti” che riempiono la vita. Attimi di creazione ignota, casuale… o forse no.
Ripensando al mio vissuto, ci sono attimi talmente intensi e d’impatto che sono stati in grado di stravolgermi la vita completamente.
Ci sono questi lampi, fulmini a ciel sereno, che folgorano la nostra esistenza, finendo poi per definire chi siamo. Proprio così: ci plasmano ogni volta, ci modellano, ci scolpiscono finché non appaiamo in un determinato modo, unici e inimitabili.
Ognuno di noi è la somma di quegli attimi, con le persone che si sono conosciute, con quelle che ci hanno fatto soffrire, con quelle che ci hanno strappato un sorriso e continuano a farlo.
Tutto ha fatto la storia di noi. Penso alla mia di storia, penso agli ultimi anni, alle corse e alle cadute nel fango, alle risalite, alle pacche sulla spalla e alle spinte dall’esterno.
Ma perché continuo a riguardarmi indietro? Non ho rimpianti, né rimorsi. Vi guardo, tutto sommato, soddisfatta, come vi guarderebbe uno scalatore arrivato sulla vetta: col sudore e col sorriso. Sono contenta di come stiano andando le cose!


sabato 21 dicembre 2013

Discrasia


Niente succede per caso. E credo che le nostre sensazioni ci parlino più di quanto dovrebbe essere loro consentito. 
Insomma, uno fa di tutto per studiare ogni genere di situazione, valutandone i pro e i contro, guardandosi in giro per capire cosa succede. Si fa un’idea, si convince di certe cose… Sta tranquillo, no? Mica è sano starsene sempre sul “chi va là”.
E poi? E’ la sensazione che ti fotte. 
Ti manda all’aria ogni genere di ragionamento encefalico e razionale.
Ti nasce lì, tra la parte bassa dello stomaco e il fegato, e ti scalcia dentro come un feto agli ultimi mesi di gestazione. Calci forti, che è quasi impossibile ignorare.
Specialmente da soli.
Specialmente da sobri.
Specialmente fissando cose. 
Forse aveva ragione Ippocrate, quando parlava degli Umori: sangue, flemma e bile.
Com’era?! Bile gialla: elemento fuoco. E la cattiva mescolanza con l’eccesso di un solo elemento crea sempre problemi.
Discrasia, la chiamavano.
Stasera ho i brividi: un po’ di freddo e un po’ di fastidio, un po’ per stanchezza e un po’ per sensazione.

Sensazione: se stasera c’è “cattiva mescolanza” è per colpa di questa.

sabato 14 dicembre 2013

ricordi estivi sotto la coperta di alpaca

Sono due giorni che mi vengono in mente i ricordi di quest’estate. Non so perché, a dire il vero. Sarà che quando hai un po’ di malessere e sei costretto a riposare il fisico, la mente ha largo spazio per cavalcare in lande senza fine.
Ti guardo, sdraiata sul divano, avvolta nelle due coperte. Stai male, sei bollente e febbricitante;  alterni il sonno a una veglia sofferente. Mi fa male vederti così… Ma voglio starti accanto ed occuparmi di te.
Prima di tornare sdraiata accanto a te per abbracciarti e donarti il mio calore, mi siedo al tavolo: computer, liquirizie gommose e mal di schiena. Ho voglia di scrivere, ma mi torna in continuazione il ricordo di quest’estate.
Mi vedo sulla moto: i ciuffi di capelli sfuggiti al casco che mi solleticano il naso, il fresco dell’aria sulle gambe, il sole che picchia sulle braccia scoperte e abbronzate. Tu sei davanti a me, guidi l’883 su strade sconosciute, costeggiate da colline. Le macchine ci vengono incontro veloci; le seguo con gli occhi e poi le lascio andare. Guardo il cielo azzurro e sorrido. Penso che sono felice e quel viaggio mi piace proprio.
Mi allungo un po’ di più in avanti e ti cingo la vita con le braccia. Vibro quando la tua mano guantata stringe le mie. Non so spiegarmelo, è una cavolata, lo so. Ma si somma a tutta quella gioia che già provo. Mi sento un bambino il mattino di Natale, nell’eccitazione di quella magia: quando si accorge dei doni sotto l’albero si esalta ancora di più, quasi da togliersi il fiato.
Il cuore manca un battito tutte le volte che ricevo ogni tuo piccolo gesto spontaneo.
E continua ad essere presente, questa sensazione mai banale, che mai accenna ad andarsene.
E’ bene così!
Questa volta voglio amare per un tempo ben più lungo della vita di una farfalla.
Che sia per ottanta, cent’ anni o centotrenta, poco mi cambia.
Ecco.
Ora mi immagino noi, settantenni in Harley, col vento tra i capelli, lo smanicato in pelle;

 e rido, rido contenta. 

giovedì 12 dicembre 2013

Il rosso del Natale

Oggi viaggiavo ancora nella nebbia, tornando verso casa. Sentivo l’impalpabile aria bagnata tra le dita, sul viso, nelle ossa. L’umidità grigia di un giovedì pomeriggio mi ha fatto da tela per pensieri colorati d’acquarello. 
Ho pensato che quello non era tanto un viaggio di ritorno verso casa, in fondo; era più un viaggio di andata. Sì, ormai inizio a vederla così; mi piace sempre di più pennellare queste giornate di pensieri dai colori caldi, che riscaldano l’animo e arrossiscono le guance. Si avvicina colorato di rosso, questo Natale. Finalmente!
Mi son chiesta da quanto tempo non vedessi più questo colore nelle settimane antecedenti il 25 Dicembre. 
Non sono ancora pronta, ma sento di esserci vicina. Riuscirò a ri-accogliere quella magia dorata che ancora mi sfugge, come le strade che non comprendo, come le scelte che mi restano oscure, come il destino che si presenta favorevole e che mi fa pensare: “ vedi? Era scritto che dovesse andare così, è stato fatto apposta per te!” 
Fatto da chi, però, non lo so più. Resta una risposta da tenere nel cassetto dei misteri, assieme a quelli dei Natali passati.
Ma per il momento mi basta godere di questa felicità!
Ed è nella gioia dei momenti luminosi che riconosco l’impronta leggera dell’amore. Lascia il suo segno ovunque vada, proprio come i piedi nel manto candido della neve appena posata. 
Io nell’amore ci vedo anche desiderio e preoccupazione per il bene dell’altro, che sta a cuore più di ogni altra cosa.
Forse è da matti, forse invece è solo un sentimento onesto e sincero quello che mi fa pensare che mi prenderei tutti i suoi mali, purché lei possa stare bene. Dalla febbre, al vomito, ai pensieri scomodi, alle preoccupazioni piccole e grandi… tutto, insomma.

(((E mi sento a disagio e mi intristisco se devo starle lontana…)))
Forse il "rosso" del Natale quest'anno lo vedo solo perché ho imparato a guardare tutto con occhi diversi. C'è, c'è sempre stato... ma senza il giusto filtro ne avevo perso le tracce.

giovedì 5 dicembre 2013

L'acqua cheta fa crollare i ponti

Non mi piace che mi si manchi di rispetto. Sono una ragazza paziente, carattere un po' acquisito e un po' modificato nella crescita per un motivo o per l'altro. Ho imparato a non prendermela per i torti, a lasciarmi scivolare addosso le cose con un "tanto non ne vale la pena", a ignorare le cattiverie e pensare solo a non farmi marcire il sangue per qualche coglione. A leccarmi le ferite e a crearmene di altre per non vedere quelle che già c'erano e facevano più male.
Ma la mia seconda mente, quella che non è domabile dalla ragione, quella che ignora ogni tentativo di autocontrollo, quella sì che reagiva. Ha sempre reagito. Ha sempre parlato.
Oggi, mentre l'involucro di me piangeva dal nervoso, e la mia mente ponderante cercava di placarlo con dei discorsi logici ("è una pazza, non darle retta. Ma la senti? Dice frasi a caso!"), la mia seconda mente ha urlato solo una marea di vaffanculo. A gran voce, anche.
Non esiste che mi si dica che non so svolgere il mio lavoro, che non metto amore in quello che faccio. E di certo non me lo può dire una cazzo di figlia d...ella savana cresciuta con i macachi e i leoni.
Sono un po' stanca, è vero, ma sul lavoro sono sempre concentrata e impeccabile. Che me lo chiedano pure di scriverlo nei cazzo di curricula: lo firmo e lo sottoscrivo!
Sì, sono un vulcano. Tranquilla, pacata, sbuffo un po' ma sono sotto controllo. Eppure dentro ribollo.
Spero davvero che non mi debba ricapitare entro breve una situazione simile.
Perchè.. si sa: l'acqua cheta fa crollare i ponti.