Sono a cento.
Cento gocce di me. Cento scritti sul mio vissuto, che
raccontano il mio essere. Ho veramente così tanto da dire a me stessa? Non so
se andare fiera del mio modestissimo sfogo su un blog, o fustigarmi per non
essere ancora in grado di incanalare tutta questa esperienza in qualcosa che
potrebbe fruttarmi economicamente, tipo un libro. Ma che dico? La gente ha già i
propri problemi a cui pensare. Non comprerebbe mai un romanzo del genere.
E’ tutta un’altra faccenda: qui scrivo per me stessa, ed è molto più facile raccontare qualcosa, se conosci bene il tuo destinatario. (Anche se, a dirla tutta, io non mi conosco affatto… )
Scorro indietro le pagine, come in un viaggio temporale. Cento piccole medicine omeopatiche racchiuse in un url. Pillole di sfogo, di gioia, di tristezza. Tante grida racchiuse in parole, ordinate nei loro spazi, immobili. Questo blog non mi ha soltanto strappato un po’ di silenzio. Mi permette ogni volta di fare chiarezza dentro di me, di esternare in qualche modo quello che sento.
E’ tutta un’altra faccenda: qui scrivo per me stessa, ed è molto più facile raccontare qualcosa, se conosci bene il tuo destinatario. (Anche se, a dirla tutta, io non mi conosco affatto… )
Scorro indietro le pagine, come in un viaggio temporale. Cento piccole medicine omeopatiche racchiuse in un url. Pillole di sfogo, di gioia, di tristezza. Tante grida racchiuse in parole, ordinate nei loro spazi, immobili. Questo blog non mi ha soltanto strappato un po’ di silenzio. Mi permette ogni volta di fare chiarezza dentro di me, di esternare in qualche modo quello che sento.
Come adesso. Sto facendo il punto della situazione. Perché?
Non è finito un anno e non ne sta iniziando un altro. Non ho subìto stravolgimenti
nella mia vita nell’ultima settimana. Non mi hanno diagnosticato un male
incurabile e non mi restano 6 mesi di vita. Perché, allora?
C’è qualcosa che mi turba. Sarò pazza, sarò ipersensibile
nel periodo dell’ovulazione, sarà il mio sesto senso che ha finalmente deciso
di attivarsi… o non sarà nulla. La mia caparbietà si fa spazio tra i sacchi
pieni di robaccia inutile: insicurezza, titubanza, indecisione, inettitudine.
Fa capolino e mi impone di sapere; bussa alla porta del mio subconscio e decide
che vuole scavare a fondo alla ricerca di un segnale.
Che c’è? Nello strato più superficiale non trova nulla di diverso. Ravana ancora, sempre più giù. Qualcosa che devo avere insabbiato, per paura. Ecco il primo cadavere:
Che c’è? Nello strato più superficiale non trova nulla di diverso. Ravana ancora, sempre più giù. Qualcosa che devo avere insabbiato, per paura. Ecco il primo cadavere:
Mi sto facendo coraggio e forza, autoconvincendomi di
farcela tranquillamente. Ma la paura di non riuscire a laurearmi nei tempi
stabiliti è lì. Perché? Dovrei farcela abbondantemente! Sono a buon punto,
dopotutto. Non lo so perché; e, non trovando un ‘perché’, ho semplicemente
sotterrato.
Scavo ancora, sempre più a fondo. Trovo un'altra carcassa:
Scavo ancora, sempre più a fondo. Trovo un'altra carcassa:
Mi sto convincendo che non c’è fretta. Ho 25 anni e ancora
tutta la vita davanti. Dopo la laurea farò come tutti: cercherò un lavoro che
mi piace; e se dopo un po’ vedrò che nulla abbocca all’amo, mi accontenterò di
quel che viene, momentaneamente. Cosa c’è di strano? Beh, c’è che di fretta
dovrei averne, eccome! Ho 25 anni, per l’appunto, e sono pesantemente in
ritardo sulla tabella di marcia. A quest’età mi ero già immaginata
autosufficiente, con un lavoro più o meno soddisfacente, in grado di provvedere
da sola ai miei bisogni. In grado di uscire di casa, di pagarmi le vacanze che desidero
fare, e di non pesare su nessuno.
Ma a questo spero di porre rimedio in tempi brevi.
Ma a questo spero di porre rimedio in tempi brevi.
Decido di scavare ancora, sempre più a fondo, in posti in
cui pensavo di non dover mai andare. I tesori più preziosi si sotterrano al sicuro,
in profondità. E così anche le paure di perderli.
Penso che non ho mai detto “ti amo” con leggerezza, che non ho mai mentito nel dichiarare il mio amore. Al limite, se non ero sicura di un sentimento, omettevo, non dicevo, non dichiaravo nulla.
Ora ripenso solo a una mia frase, che ha riecheggiato nell’aria, senza risposta. E non lo so perché questa cosa sia finita nel forziere delle paure sotterrate; dovrei essere felice del fatto che nessuna delle due dichiara determinati sentimenti “pour parler”, ma solo quando sono sentiti veramente, fino in fondo.
Et puis il ya ma jalousie: elle ne me quitte pas! Elle ronge mes entrailles: plus je m'éloigne d'elle, plus elle revient… meme si n'ai rien à craindre, et je le sais: parce que j'ai confiance en elle.
Et...oui, parce que je sais que l'aime à mourir... je peux aussi dire que j'espère qu'elle sera l'amour de ma vie.
Penso che non ho mai detto “ti amo” con leggerezza, che non ho mai mentito nel dichiarare il mio amore. Al limite, se non ero sicura di un sentimento, omettevo, non dicevo, non dichiaravo nulla.
Ora ripenso solo a una mia frase, che ha riecheggiato nell’aria, senza risposta. E non lo so perché questa cosa sia finita nel forziere delle paure sotterrate; dovrei essere felice del fatto che nessuna delle due dichiara determinati sentimenti “pour parler”, ma solo quando sono sentiti veramente, fino in fondo.
Et puis il ya ma jalousie: elle ne me quitte pas! Elle ronge mes entrailles: plus je m'éloigne d'elle, plus elle revient… meme si n'ai rien à craindre, et je le sais: parce que j'ai confiance en elle.
Et...oui, parce que je sais que l'aime à mourir... je peux aussi dire que j'espère qu'elle sera l'amour de ma vie.
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