Diario personale di fatti realmente accaduti ed emozioni fortemente provate.
Ma anche no.

lunedì 14 gennaio 2013

Two Lovers




Mi svegliai nel cuore della notte, in preda al panico: il respiro affannoso, il sudore freddo sulla pelle. Una delle mie solite e leggere crisi d’ansia, complice l’ovulazione in corso e gli ormoni sprigionati dal mio corpo in questo delicato periodo.
Quando spalancai gli occhi iniziai istintivamente a tastare la parte di letto alla mia destra. Lei non c’era. Mi trovavo nel mio letto a una piazza, sola, nella mia cameretta da bambina.
Guardai l’ora sul cellulare: le 4:03 a.m.
Averla accanto era solo il ricordo di poche ore prima quando, dopo aver fatto l’amore, ci eravamo stese abbracciate sul suo letto, spossate ed appagate. Proprio come due amanti. E per ‘amanti’ io intendevo il senso letterale del termine: due persone che si amano!
Ma se avessi raccontato a qualcuno quello che stavamo vivendo, l’etichetta “amanti” sarebbe stata senza dubbio appiccicata sulle nostre fronti con la valenza traslata ma più comune del termine: una o due persone che tradiscono.
Non mi piaceva quella descrizione di noi. Preferivo illudermi nel pensare di essere l’unica donna per lei, o almeno ‘la preferita’.
Mi alzai lentamente dal letto, attenta a frugare con il piede a terra in cerca delle ciabatte. La testa mi girava e sentivo le gocce di sudore scendermi lungo la schiena. Avevo bisogno di un po’ d’acqua, per calmarmi. Scesi le scale, mentre con la mente mi arrovellavo in pensieri poco consoni ad una crisi di panico nel bel mezzo della notte.
No. Non lo ero. Non ero la sua amante! E credevo ad ogni singola parola che mi diceva perché di lei mi fidavo e, oltretutto, non avrebbe avuto bisogno di raccontarmi balle.
Pensai che ogni cosa è –purtroppo- etichettata secondo la sua apparenza, e fornita di istruzioni per l’uso. "Cosa fa l’amante? Ama. Come? Di nascosto."
No, queste non eravamo noi. Era limitante una descrizione simile di quello che eravamo. Noi eravamo l’amore. Amore puro, incontrollabile, viscerale, travolgente. Senza freni, senza logica, come dovrebbe essere l’amore provato da tutti gli innamorati!
E pensando all’amore mi veniva in mente solo lei. Le cose infatti non appaiono mai in maniera astratta, come configurazioni psicologiche di stimoli, ma si vedono subito secondo la loro concretezza, nella loro personificazione talvolta, nell’ utilità, nel pericolo, nelle azioni che ne conseguono.
L’amore era lei, ed eravamo noi. Ogni cosa era per noi.
Aprii il rubinetto e misi sotto il getto d’acqua un bicchiere, rilassandomi già al suono dell’acqua corrente: qualcosa di diverso nelle orecchie oltre al rimbombare sordo del mio battito cardiaco.
Ripensai al suo volto, ai suoi occhi verdi, alla sua bocca che mi sorride… a quanto amavo le sue espressioni di felicità sincere e genuine.
 Avrei potuto evitare tutto quello? Avrei potuto evitare di innamorarmi così follemente, come mai mi era successo prima? No. E se tre mesi fa mi avessero descritto tutto questo, non vi avrei neanche rinunciato, dopotutto.
"E’ troppo bello, troppo forte quello che provo". Ed era talmente stupendo che avevo sempre più paura di perderlo allora, mentre attendevo la sua scelta.
Tutto ciò che accade ha un senso”, ripetevo tra me e me tra un sorso d’acqua e l’altro.
"Sulla base di quest’ipotesi, allora, starebbe a noi costruire delle regole ipotetiche per spiegare quel che ci accade, per poi applicarle al nostro vissuto quotidiano, a quello che proviamo. Qual è, dunque, il senso di tutto questo amore nato all’improvviso, non cercato, sconsigliato da chiunque, compresa la nostra ragione?"
L’unico senso che trovavo io, oltre all’appagamento e al bisogno di sensazioni forti (non solo prettamente fisiche, sia chiaro) era che fossimo fatte l’una per l’altra.
"Riconosco che sia un azzardo dirlo adesso, dopo 3 mesi che ci conosciamo …" pensavo, ma dentro di me sapevo che era quello che avevo sentito sin da subito, una cosa di cui ero ormai convinta.

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