Che poi è proprio nei momenti in cui ti sembra di avere la
spina del cervello completamente staccata dal mondo che invece realizzi -con
quel che rimane di una coscienza pallida e flebile- che stai pensando a
concetti troppo difficili e contorti da riordinare, ma ai quali non hai voglia
di dar loro retta. Ti “godi” la sensazione che ti causano, tutti insieme. Come
il complesso di strumenti di un’orchestra: ognuno inscindibile, da ascoltare a
piene orecchie, contemporaneamente, simultaneamente.
Ma le sensazioni, quegli slanci diacronici con la ragione,
hanno bisogno di essere uditi e compresi.
E allora ti fai forza e inizi a dar retta ad ogni slancio
dell’istinto, sia quelli emotivi –di cuore- che quelli animali –di bile, di
stomaco, di sesso,..-.
Forse sei bravo (o
forse no) a riordinare il flusso di pensieri.
Forse li sai
leggere, forse hai un dono, forse invece è una maledizione.
Forse lo sanno
fare tutti, ma non lo vogliono fare.
Ebbene, a questo punto ipotizziamo che forse li sai ordinare, ma quell’ordine lo puoi comprendere solo tu.
(Questa mi pare la conclusione più calzante,
visto come sono fatta.)
Si tratta di spulciare e indagare a fondo nella propria coscienza, in quella nube di pensieri tutti da catalogare per ordine d’argomento. Con la penna ci metti meno che con la parola visto che, a quanto pare, per formulare un dubbio sotto forma di frase grammaticalmente corretta e completa ci metti due settimane e ci rimetti un po’ di testa e un po’ di laconica gastrite.
Si tratta di spulciare e indagare a fondo nella propria coscienza, in quella nube di pensieri tutti da catalogare per ordine d’argomento. Con la penna ci metti meno che con la parola visto che, a quanto pare, per formulare un dubbio sotto forma di frase grammaticalmente corretta e completa ci metti due settimane e ci rimetti un po’ di testa e un po’ di laconica gastrite.
Ipotizziamo sempre che nelle tue sensazioni degli ultimi
giorni ci fosse un bel 60% di tristezza per la situazione in cui ti troverai di
lì a poco, ovvero con lei distante duecentosessanta chilometri moltiplicati per
settantadue ore, e un altro 40% distribuito nelle tue solite paure di perdere
la persona più importante della tua vita per motivi inesistenti, logicamente.
Dopo due settimane di attesa ne parli, ti sfoghi, e vieni
confortata dalla tua amata con i modi più pazienti e dolci del mondo.
A questo punto riesci ad addormentarti serena fino a quando…
fino a quando la preoccupazione disegnata sul tuo volto non diventa presente: è
partita.
E’ partita e già ti manca.
E’ partita e già ti manca.
Diosanto, sono solo 72 ore (e fino ad ora ne sono trascorse
solo 2 e mezza!), due regioni confinanti e una linea telefonica sempre attiva!
Devo darmi una controllata, altrimenti come minchia farò
quando sarà dall’altra parte del mondo per metà mese?!
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