Questa sensazione la conosco: è un ormai flebile senso
di colpa e d’imbarazzo per qualcosa che ho fatto, alla fine, per il bene di
entrambi.
Soffri ancora. Troppo, più del normale. E mi viene da
pensare che forse ho agito troppo tardi, lasciandoti graffi addosso che ancora
ti scavi con le unghie per non farli scomparire.
Non è giusto, non è sano.
A parte il dispiacere e lo sbigottimento iniziale, vederti,
in fondo, mi ha strappato solo un po’ di colpa di dosso e mi hai fatto capire -ora
che anche un secondo anno sta passando- che non ti ho causato io tutto questo,
ma te lo stai causando ogni giorno da solo.
Sarebbe stato evitabile se solo tu avessi negli anni
imparato a reagire, a combattere per te stesso, a volerti conoscere come unità
unica, scindibile da chiunque altro.
La mia colpa è stata quella di aver agito troppo tardi e non
averti aperto gli occhi, spronandoti a fare tutto questo.
La tua invece persiste tutt’ora. E mi dispiace vederti così,
ma mi fai più rabbia che pena.
E... sì, tutto questo discorso vale anche per l'altra compare che, a differenza di lui, in qualche modo però reagisce: da stronza infantile, però qualcosa almeno fa!
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